Oltre 200 treni, ogni settimana, connettono Trieste con l’entroterra industriale e manifatturiero europeo: dall’Austria, alla Germania, alla Lombardia, ma non solo.
Inoltre, onde estendere in via ulteriore il servizio ferroviario del porto di Trieste, il porto ha investito un gran totale di 280 milioni di euro grazie a una miscela di fondi nazionali ed europei (Programma Connecting Europe Facility).
Tra i lavori svolti o in via di svolgimento la stazione di Campo Marzio e la nuova stazione di Servola; per quest’ultima, ancora da realizzare, Invitalia ha pubblicato un bando apposito supportato dalla Banca Europea degli Investimenti.
Quest’ultima a sua volta ha inoltre sovvenzionato la riattivazione del raccordo ferroviario tra la stazione di Aquilinia e l’area di FreeEste, fondamentale anche in vista dell’insediamento di Innoway Trieste che produrrà vagoni ferroviari nell’ex stabilimento di Wartsila.
Allargando la lente maggiormente il porto, grazie al precedente lavoro di Zeno D’Agostino, è impegnato con tredici nuovi progetti, di cui due relativi alla decarbonizzazione, sette alla digitalizzazione, tre alla costruzione di nuove infrastrutture e uno alla cultura portuale.
Sono alcune delle conclusioni della conferenza dello scorso mercoledì 11 dicembre, intitolata ‘L’integrazione porto-ferrovia come leva per la competitività dei porti. Il caso di Trieste‘, organizzata dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale nell’ambito dei progetti europei TriesteRailPort e RTALF.
Obiettivo della giornata di lavori a cui hanno partecipato vari ospiti tra cui Anne Jensen, Coordinatrice europea per il corridoio Baltico-Adriatico; Cristina Amirante, Assessore alle
Infrastrutture della Regione FVG, oltre a rappresentati della Banca Europea degli Investimenti, Ministero dei Trasporti, RFI, è stato fare il punto sullo stato dell’arte degli investimenti ferroviari dello scalo giuliano.
Questo voler ‘tirare le somme’ si colloca in effetti in un periodo di particolare attività ferroviaria dello scalo; non passa settimana senza che si aggiunga una nuova rotta. L’ultima in ordine, di natura intermodale, è stata organizzata lo scorso 3 dicembre da LTE Italia e ha permesso il primo treno intermodale da Trieste a Rotterdam, dopo solo un mese di preparazione.
La merce giungeva tramite il traghetto ro–ro di DFDS Damietta-Trieste, continuava via treno coi vagoni di Alpe Adria fino a Rotterdam e infine via camion verso l’Inghilterra e il Nord Europa. Una collaborazione nello stile del porto di Trieste, resa cioè possibile da una cooperazione europea tra LTE Italia, LTE Netherlands e LTE Austria.
Il commissario straordinario dell’Authority Vittorio Torbianelli ha dichiarato nell’occasione che “Trieste, anche grazie alla capacità di unire fondi europei, si conferma come porto modello per lo sviluppo del trasporto ferroviario.
E non si tratta solo degli ingenti investimenti in infrastrutture, ma di un vero e proprio sistema di scelte strategiche e di attività, che richiede notevole coinvolgimento economico e competenze specifiche”.
“Ad esempio come gestori di infrastruttura ferroviaria portuale, unici in Italia – continua Torbianelli – abbiamo ottenuto da Ansfisa la certificazione di sicurezza per la gestione di infrastruttura ferroviaria portuale, anche grazie agli importanti programmi di Investimento in corso.
Ma oltre agli investimenti, siamo direttamente impegnati anche nello sviluppo e nella manutenzione dei raccordi dell’area industriale del Coselag, di Freeste e dei collegamenti col nuovo terminale Noghere solo per citare alcuni esempi”.
Antonio Gurrieri Ceo di Alpe Adria intervenuto nella sezione tecnica de convegno ha dichiarato che “ancora una volta, oggi è dimostrato come la ferrovia sia la spina dorsale dei collegamenti con il territorio ed i mercati di riferimento, oltre che costituire la modalità di trasporto terrestre meno impattante dal punto di vista ambientale.
Il porto di Trieste, per scelta strategica, ha mantenuto e consolidato nel tempo questa spiccata e peculiare caratteristica, che si è poi accompagnata ad un consistente sviluppo dell’intermodalità”.