Un episodio degno di nota e che anche noi vogliamo riportare quello successo alla giornalista Mariangela Pira su un treno Italo e raccontata sui social dalla stessa anchorwoman.
Pira venerdì scorso aveva un treno per Udine.
Il treno è in ritardo di circa 10 minuti, forse di più, quando riprende la sua corsa, probabilmente, non è specificato, da Milano.
A un certo punto, racconta Pira, ecco la voce del train manager.
"Vi scrivo quel che dice. Non esattamente, penso di essere accurata: «Care viaggiatrici e viaggiatori scusate per questo ritardo. Vi spiego. È arrivato in ritardo il treno per Venezia e non ci ha permesso di partire puntuali. Non lo troverete pulitissimo ma mi assumo la piena responsabilità.
Sono stato io a decidere di non fare effettuare le pulizie, avrebbe comportato un ulteriore ritardo di 45 minuti. So che per voi questo è l'ultimo treno. Avete coincidenze e mi sono sentito di prendere questa decisione. Vi capisco e spero che queste parole vi facciano comprendere meglio la situazione, scusate se non lo troverete pulito come al solito e buon viaggio siamo e sono a vostra disposizione».
A un certo punto passa un ragazzo a chiedere i biglietti. Gli chiedo: lei è il train manager?
Sì.
Gli faccio veri complimenti, mi avranno sentita anche nell'altra carrozza, per come ha saputo gestire situazione. Per come è stato umano - empatia non si improvvisa - per come abbia fatto, da persona invisibile ai più, l'interesse dell'azienda.
Si imbarazza. Mi dice che da me il complimento vale doppio.
Arrivo a Udine. Ogni giornalista ha contatti con le aziende, banalmente per i numeri delle trimestrali. Scrivo al mio, una professionista seria che conosco da tanti anni, Antonella Zivillica. Le racconto l'accaduto. Le chiedo se si può fare arrivare un ringraziamento dell'azienda a questa persona.
Mi risponde contenta. Mi spiega che l'a.d. sta cercando di portare in azienda la cultura non del terrore dell’errore ma la valorizzazione dell’eventuale errore che alla fine ti permette di rispettare non pedissequamente le procedure e di “sperimentare” per il bene dell’azienda.
Questo non deve essere il pretesto per non fare pulire i treni (posto che spetta anche a noi quando li usiamo lasciare puliti bagni e posto perché c'è anche chi sale nelle fermate intermedie e ha diritto di trovare il posto pulito - leggere due volte).
Ma Andrea Parmigiani, così si chiama, è stato bravo perché ha fatto una scelta win win per i passeggeri e per l’azienda.
Nel nostro Paese non è facile, soprattutto sui trasporti che sono un grandissimo marasma. I lavori, la mala gestione, la disorganizzazione et alia.
Però questo è un bell'esempio di come a volte basta spiegare anziché sentire la voce metallica che spiega che non è colpa nostra. E così come riportiamo le critiche abbiamo il dovere di riportare anche episodi positivi.
Delle aziende si raccontano i numeri, io per prima. Ma resto e resterò convinta che dietro di esse ci sia il valore delle Persone che spesso lavorano con passione credendoci e tenendo alto il valore dell'azienda stessa".