L'ultima volta che Edvard Munch è stato a Roma risale quasi a 20 anni fa. Adesso ci ritorna, sempre attraverso una mostra. "Munch. Il grido interiore" è, infatti, l'esposizione del pittore norvegese a Palazzo Bonaparte.

C'è tempo fino al 2 giugno per visitarla e Frecciarossa è treno ufficiale. Quest'ultimo aspetto permette, per tutti colore che utilizzeranno il treno, di beneficiare di uno sconto del 25% sul prezzo di ingresso.

Il pittore norvegese a Roma, però, c'è stato più volte in carne e ossa. Nel 1927 ci soggiornò quasi un mese dando vita al dipinto della tomba dello zio, il famoso storico Peter Andrea, seppellito nel cimitero protestante di Testaccio che lui stesso definì come uno dei più belli al mondo.

Il quadro, presente proprio alla mostra di Palazzo Bonaparte, apparentemente sembra tetro, ma come tante sue opere, osservandolo, è in grado di trasformarsi riuscendo a rendere serena perfino la morte.

La mostra è anche un'occasione per capire la vita dell'artista, i suoi viaggi (Italia, Francia, Germania) e come il guardare posti differenti gli abbia permesso di vedere il mondo con occhi diversi.

«Per me c'è qualcosa di oltremodo affascinante nel girovagare in una città completamente sconosciuta - affermò l'artista - senza alcuna guida assaporo questo nuovo mistero. Peregrinare, un po' come in un sogno, assorbendo ogni nuova impressione».

Munch proprio grazie a questo suo approccio ha rivoluzionato l'arte pittorica, distruggendo il luogo comune e l'iconografia stereotipata. «Non ci saranno più scene di interni con persone che leggono e donne che lavorano a maglia - scriveva nel Manifesto di Saint Cloud del 1889 - si dipingeranno essere viventi che hanno respirato, sentito, sofferto e amato».

La mostra, nel suo essere anche un cammino biografico dell'artista, risulta un'ottima alleata per conoscere al meglio un genio che troppo spesso in tanti pensano di conoscere ma che, alla resa dei conti, lo identificano esclusivamente con la sua opera principale: "L'urlo". Il dipinto, in realtá non è uno solo ma una serie, a Roma è presente con una litografia del 1895.

La selezione, nel complesso, è di 100 capolavori ed ha nella capacitá di spaziare il valore aggiunto dell'esposizione: dai primi esperimenti naturalisti fino alle audaci esplorazioni dell’espressionismo.

Nel mezzo, però, anche l'esperienza fotografica dell'artista norvegese quando negli anni '30, in seguito a una malattia agli occhi che lo priva della vista da un occhio per un certo periodo, inizia a sperimentare l'utlilizzo della cinepresa. I risultati sono dei "selfie" sperimentali antenati di quelli di oggigiorno.

Il Guardian, storico quotidiano britannico, tra i motivi del perché viaggiare in Italia nel 2025 consiglia proprio la mostra di Edvard Munch a Palazzo Bonaparte a Roma. Questo per ribadire quanto questa esposizione, curata da Patricia G. Berman e Costantino D’Orazio, sia una vera e propria esperienza in grado di far comprendere la vita di un uomo e la sua influenza sull’arte contemporanea.  

Fonte FS News