
Tempi duri per i treni a idrogeno, una tecnologia che non sembra decollare.
Alstom avrebbe infatti sospeso le attività di sviluppo dei treni a idrogeno, chiudendo la divisione Alstom Hydrogène, per mancanza di fondi pubblici.
Questo quanto riferisce l'azienda alla stampa francese spiegando che comunque verranno rispettati gli ordini in corso.
Tra questi figura la commessa del novembre 2020 per conto di Fnm (Ferrovie Nord Milano), che prevede la fornitura a Trenord di 6 convogli a celle a combustibile a idrogeno, con opzione per ulteriori 8 nell'ambito del progetto 'H2iseO Hydrogen Valley'.
Si tratta del Coradia Stream, dotato di celle a combustibile a idrogeno, con una capacità totale di 260 posti a sedere e un'autonomia superiore a 600 km.
Questa decisione è stata formalizzata qualche giorno fa durante una riunione straordinaria del consiglio aziendale, che ha appunto comportato la cessazione delle attività della filiale Alstom Hydrogen e la ridistribuzione dei suoi dipendenti.

Alstom afferma di essere "comunque impegnata in un dialogo regolare e responsabile con lo Stato per individuare soluzioni che garantiscano la sostenibilità delle attività del gruppo e del settore dell'idrogeno 'made in France'".
La questione, in ultima analisi, si riduce a se questa tecnologia sia una valida alternativa ai numerosi treni diesel ancora in servizio sulle linee non elettrificate in Europa.
Oggi, il concetto stesso di questa fonte energetica (e della sua produzione) è messo in discussione, con la cancellazione di molti progetti nel settore automobilistico e le incertezze sul suo futuro nell'industria aeronautica. Ci sono anche dubbi sulla bassa efficienza dell'idrogeno rispetto ai suoi costi di produzione.
"La tecnologia dell'idrogeno non è ancora pienamente matura. Le prestazioni delle celle a combustibile stanno migliorando, ma c'è ancora molto da fare", ha riconosciuto diplomaticamente Henri Poupart-Lafarge, CEO di Alstom.
Ma ciò che in realtà preoccupa di più è la dipendenza dell'Europa dagli attori cinesi e americani, in particolare per lo sviluppo di celle a combustibile a idrogeno, come quelle che equipaggiano il Coradia iLint, e la cessazione dei sussidi non aiuterà di certo.