Non sono i treni Caravaggio a non essere a norma, ma alcune delle stazioni in cui operano.
A distanza di anni dall’introduzione di questi convogli di ultima generazione, resta irrisolta una criticità strutturale che penalizza in particolare i passeggeri a mobilità ridotta: il dislivello tra la pedana mobile dei treni e le banchine in diverse fermate della rete lombarda, in alcuni casi pari a 10 centimetri.
La denuncia arriva da Andrey Chaykin, fondatore dell’associazione Abbatti le Barriere e referente del movimento Disabili Pirata, che ha segnalato ripetutamente il problema a Trenord e agli assessori regionali competenti sin dal 2019.
Le linee coinvolte includono le S3, S4, S8 e S11, con stazioni critiche come Rho, Saronno, Malpensa, Porta Garibaldi, Cadorna e Busto Arsizio.
I treni Caravaggio, progettati per l’alta capacità e dotati di dispositivi per l’accessibilità (spazi per carrozzine, pedane scorrevoli, pulsanti di assistenza), risultano tecnicamente conformi alla normativa europea (TSI PRM – Specifica Tecnica di Interoperabilità per Passeggeri a Ridotta Mobilità).
Tuttavia, la mancata uniformità delle infrastrutture – in particolare le altezze e le condizioni dei marciapiedi – rende spesso difficile o impossibile un accesso sicuro e autonomo, trasformando un elemento tecnico a norma in una barriera reale.
Nel mese di aprile 2025 la questione è approdata anche in Consiglio Regionale.
L’assessore ai Trasporti Franco Lucente (FDI) ha riconosciuto l’esistenza di almeno dieci stazioni, gestite da Ferrovie Nord, con marciapiedi risalenti agli anni ’90 e non ancora adeguati agli standard attuali.
Ha inoltre dichiarato di aver chiesto a Trenord interventi compensativi, come l’utilizzo di pedane mobili supplementari. Tuttavia, secondo Chaykin, il continuo rimpallo di responsabilità tra gestore del servizio (Trenord), gestore dell’infrastruttura (Ferrovie Nord) e istituzioni regionali non ha finora prodotto soluzioni concrete.
Il caso evidenzia una questione cruciale per il futuro del trasporto ferroviario regionale: l’ammodernamento dei convogli deve necessariamente essere accompagnato da un piano di adeguamento delle infrastrutture, pena la perdita di efficacia delle innovazioni introdotte.
L’accessibilità non può essere un’opzione, ma un prerequisito fondamentale per garantire a tutti i cittadini pari dignità e diritto alla mobilità.
Fonte Il Fatto Quotidiano