“Il settore ferroviario merci sta attraversando una grave crisi.
Tra le contingenze politiche e i cantieri aperti per migliorare le infrastrutture, troppe le imprese che rischiano di scomparire nei prossimi anni soprattutto se aggiungiamo anche la mancanza di risorse economiche per il settore che sta generando per gli operatori ulteriore perdita di competitività.
Il rischio che molti non ce la facciano è concreto”.
Così Guido Gazzola, vicepresidente di Assoferr, durante un incontro con il viceministro Mit Edoardo Rixi.
L’associazione, che rappresenta detentori di carri, officine di manutenzione, operatori e spedizionieri ferroviari, ha sottolineato riguardo i ristori, “vista la complessità dell’iter per nuovi interventi che richiedono i passaggi europei lunghi e dolorosi, è importante intanto agire urgentemente sugli strumenti già esistenti e che funzionano, come il Ferrobonus, che però va rafforzato.
Si potrebbero trovare i fondi necessari per potenziare e spingere la catena intermodale negli ETS”.
E proprio sulle risorse, il viceministro Rixi ha dichiarato “con 5 regioni abbiamo raggiunto l’accordo sui Ferrobonus regionali.
Questi fondi si andranno ad aggiungere al Ferrobonus nazionale, rafforzando così il nostro impegno verso la sostenibilità e il miglioramento del trasporto merci su rotaia.
Un traguardo che conferma la nostra visione di una mobilità più efficiente e rispettosa dell’ambiente, a beneficio dell’intero sistema economico e logistico del nostro Paese.”
“Il mancato affidamento di 55 milioni di euro per il decreto di ammodernamento del materiale rotabile (locomotori e carri) – ha continuato Gazzola - è l’ultimo duro colpo per il settore.
In questo momento c’è il forte rischio che chi aveva deciso di passare alla modalità ferro per il traporto delle proprie merci, ci ripensi e torni sulla strada.
C’è bisogno di una rimodulazione di sostegni equamente assegnati alle diverse modalità di trasporto, questo proprio per incentivare l’intermodalità, che poi è la vera risposta per andare verso la transizione ecologica voluta dall’Europa.
Il Paese – ha concluso - non può più aspettare, rischiamo di perdere competitività”.