Doveva essere un confronto chiarificatore, ma il tavolo tecnico sul Ponte sullo Stretto tenutosi lo scorso 18 agosto a Palazzo Zanca si è concluso con più dubbi che certezze.
A dichiararlo è il segretario generale della Cgil Messina, Pietro Patti, che ha espresso forte preoccupazione per le numerose questioni ancora aperte.
Una riunione incompleta
"Ci aspettavamo risposte alle tante domande sollevate dalla cittadinanza, ma l’incontro si è chiuso lasciando sul tavolo ancora troppi interrogativi", ha dichiarato Patti.
Secondo il sindacato, l’appuntamento avrebbe dovuto coinvolgere un parterre istituzionale più ampio: “Abbiamo denunciato l’assenza di attori fondamentali come l’Asp, l’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, l’Arpa, i sindacati degli inquilini, le associazioni ambientaliste e i comitati civici”.
Un progetto senza certezze
Al centro delle perplessità, l’assenza del progetto esecutivo: “Un tavolo tecnico senza il progetto è come un matrimonio senza sposi – ha aggiunto Patti –. Non si può discutere sul futuro della città senza avere contezza di cosa realmente verrà realizzato e con quali impatti”.
Tra le criticità segnalate dalla Cgil: la gestione della mobilità urbana durante i lavori, l’impatto ambientale soprattutto nella zona nord di Messina, le espropriazioni, e i rischi per la salute e la sicurezza degli abitanti.
Lavoro: saldo occupazionale negativo?
Uno dei temi più sensibili resta l’occupazione. Alla domanda su quanti posti di lavoro il progetto del Ponte potrà realmente generare, né la società Stretto di Messina né l’amministrazione hanno fornito cifre certe.
“Dai documenti disponibili si parla di circa 2.300 addetti impiegati nei cantieri – ha affermato Patti – ma il dato va letto a fronte degli oltre 4.000 lavoratori diretti e indiretti che oggi operano nel settore marittimo e ferroviario tra le due sponde dello Stretto, e che rischiano di vedere il proprio futuro compromesso”.
Le vere priorità per il territorio
Per la Cgil Messina, la trasformazione del territorio non può prescindere da un approccio integrato che tenga conto delle esigenze reali della popolazione.
“Serve un confronto su opere davvero prioritarie: infrastrutture ferroviarie e stradali moderne, il potenziamento dei porti, una rete idrica efficiente, interventi strutturali contro il dissesto idrogeologico – ha ribadito Patti –.
E non possiamo dimenticare l’urgenza di rilanciare la sanità pubblica, in una regione dove il diritto alla salute è troppo spesso negato”.
Altro nodo critico è l’utilizzo dei fondi europei, che nel Mezzogiorno continuano a registrare ritardi e tagli, rallentando qualsiasi prospettiva di sviluppo sostenibile.
Proposta: un protocollo per la sicurezza e i diritti
Infine, il sindacato ha lanciato una proposta concreta: “Per tutti i lavori che impatteranno sul territorio, non solo quelli legati al Ponte, chiediamo un protocollo d’intesa che metta al centro la sicurezza e i diritti dei lavoratori, per evitare il ricorso a contratti al ribasso e garantire condizioni dignitose”.
Una richiesta chiara, che punta a riportare la discussione su binari trasparenti e partecipati, nell’interesse del territorio e delle sue comunità.