Il dossier del Ponte sullo Stretto entra nella sua fase cruciale. Ieri mattina, lunedì 6 ottobre, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il vicepremier e titolare del dicastero Matteo Salvini ha convocato tecnici e dirigenti per fare il punto della situazione, dopo le richieste di chiarimenti arrivate sia dalla Corte dei conti che dalla Commissione europea.
"Lavoro spedito e chiarimenti in arrivo entro la settimana", si legge nella nota ufficiale del ministero.
Tradotto: nessun rallentamento e nessuna marcia indietro. L’obiettivo è duplice: fornire risposte puntuali ai rilievi della Corte dei conti e soddisfare le integrazioni richieste da Bruxelles in merito agli aspetti ambientali e alla direttiva Habitat.
I rilievi della Corte dei conti: coperture finanziarie e soggetti esclusi
Come anticipato da Il Sole 24 Ore, il 24 settembre scorso l’Ufficio di controllo sugli atti del MEF ha trasmesso un documento con una serie di rilievi sulla delibera Cipess del 6 agosto, che ha approvato il progetto definitivo dell’opera.
Le osservazioni riguardano la mancanza di alcuni allegati tecnici ed economici fondamentali: tra questi, la copertura finanziaria complessiva, la ripartizione dei costi tra Stato e società concessionaria Stretto di Messina, e i pareri di alcune autorità competenti non ancora acquisiti.
La Corte ha inoltre evidenziato come la delibera Cipess sia stata approvata condizionandone l’efficacia alla futura registrazione di un decreto interministeriale Mit–Mef. In più, viene segnalato un disallineamento tra il costo certificato da KPMG (10,48 miliardi di euro) e quello approvato dal Cipess (10,50 miliardi), su cui si attendono spiegazioni.
Altro punto critico: l’esclusione dall’iter di soggetti terzi come ART, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e il NARS, che normalmente svolgono un ruolo di verifica nei grandi progetti infrastrutturali.
Stop tecnico? Il Mit vuole evitarlo con una risposta “blindata”
La nota della Corte non rappresenta una bocciatura formale, ma sospende di fatto la registrazione della delibera fino a quando le integrazioni non saranno completate. Il termine fissato è il 13 ottobre.
Se entro quella data le risposte non saranno sufficienti, l’Ufficio di controllo potrebbe respingere il provvedimento oppure invitare il Mit a ritirarlo in autotutela. Uno scenario che il Ministero vuole scongiurare.
Secondo fonti interne, i tecnici stanno lavorando a una documentazione integrativa che includerà una revisione del quadro economico, la raccolta dei pareri mancanti e dettagli aggiornati sui rapporti con la concessionaria.
Dialogo aperto con Bruxelles su ambiente e appalti
In parallelo, il Mit è impegnato anche con la Commissione europea. Le richieste riguardano principalmente il rispetto delle direttive ambientali europee, in particolare sulla valutazione d’incidenza e sulla direttiva Habitat.
Bruxelles intende verificare la compatibilità del progetto con le regole su aree protette e siti Natura 2000.
Altro tema all’attenzione dell’UE è il rispetto delle soglie e delle procedure previste dalla normativa sugli appalti pubblici, soprattutto in relazione al principio di “riviviscenza” dei contratti esistenti.
Il confronto è stato definito “ordinario” dal Ministero, ma il contesto rimane delicato, anche alla luce della complessità ambientale e giuridica dell’opera.
Verso la precantierizzazione: nessuna variazione sulla tabella di marcia
L’obiettivo del Mit è chiudere entrambe le istruttorie — Corte dei conti e Commissione UE — entro la settimana.
Una volta inviate le integrazioni, toccherà alla Corte stabilire se procedere con la registrazione della delibera Cipess, passaggio indispensabile per avviare la fase di precantierizzazione.
Al momento, fonti ministeriali confermano che il cronoprogramma generale dell’opera non subirà modifiche.
Il progetto resta in carreggiata, ma i prossimi giorni saranno determinanti per capire se si potrà davvero passare dalle carte ai cantieri.