Di progetti, annunci e dietrofront sul Ponte sullo Stretto se ne contano a decine. Quasi ogni governo, da oltre mezzo secolo, ha riesumato il dossier, promettendo un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.

Adesso, però, si torna a fare sul serio: il Cipess ha approvato il piano e la società Stretto di Messina – rinata per l’occasione – è già al lavoro. Ma al di là dell'impatto scenografico e ingegneristico dell’opera, resta un interrogativo: chi pagherà il conto?

Una risposta hanno tentato di darla gli economisti Domenico Marino e Leonzio Rizzo, il primo  Professore all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, il secondo esperto di economia, già docente all’Università Cattolica di Milano e all'Università di Novara e Ferrara, in un articolo pubblicato sul giornale on-line lavoce.info.

Costi, tariffe e un business model che non torna

Secondo i dati più cauti, la manutenzione ordinaria e straordinaria del ponte ammonterà ad almeno 113 milioni di euro all’anno, considerando anche gli interventi di lungo periodo. E qui iniziano i grattacapi.

Le stime sulle tariffe sono ballerine: 4 euro per le moto, 7 per le auto e 10 per i camion secondo la società; fino a 10 euro per le auto e 20 per i mezzi pesanti secondo altri calcoli.

Ma anche tenendo per buone le ipotesi più ottimistiche di traffico (2 milioni di auto e 1 milione di camion all'anno), si arriverebbe a 40 milioni di euro annui di incassi da pedaggi: meno del 35% dei costi di gestione.

Per evitare di scaricare la differenza sulle tasse generali, servirebbero pedaggi ben più alti, in linea con quelli attuali dei traghetti: 28 euro per un’auto e 56 euro per un camion. Prezzi che mettono in dubbio la convenienza stessa dell’infrastruttura per gli utenti.

Previsioni ottimistiche (forse troppo)

Il piano economico-finanziario – ad oggi non ancora pubblico – ipotizza un boom di traffico: oltre 4,5 milioni di veicoli nel 2032, con una proiezione da 10,5 milioni nel 2062.

Numeri ambiziosi, se si considera che nel 2022 gli attraversamenti dello Stretto sono stati appena 2,6 milioni, in calo del 46% rispetto al 1991. Un trend influenzato dalla crescita del trasporto aereo, soprattutto da e per la Sicilia.

Ma c’è di più: un confronto interno tra due documenti ufficiali contraddice le stesse previsioni della società SDM. Un dossier parla di 4,5 milioni di mezzi nel 2032, un altro scende a 3,6 milioni. A quale credere?

Un confronto pesante: il caso Golden Gate

Per avere un’idea dei costi reali, basta guardare oltreoceano. Il Golden Gate Bridge – che misura un terzo del Ponte sullo Stretto – costa circa 200 milioni di dollari l’anno in manutenzione e gestione. Proporzionando ai quasi 4 chilometri del ponte italiano, si potrebbe arrivare a 500 milioni di euro annui.

A quel punto, le ipotetiche tariffe di oggi non coprirebbero neanche un quinto dei costi.

Ponte sì, ma con i conti in chiaro

Che si decida di costruirlo o no, l’importante è non vendere illusioni. Serve trasparenza sui costi reali e soprattutto sulle fonti di finanziamento. Altrimenti, a pagare il conto saranno i cittadini, sotto forma di tagli ad altri servizi essenziali, soprattutto al Sud: sanità, trasporti locali, rete ferroviaria interna.

Il Ponte sullo Stretto può anche essere costruito, ma non può diventare l’ennesima cattedrale nel deserto. Perché il ponte, alla fine, collega due rive: ma non può essere costruito lasciando indietro tutto il resto.

Fonte lavoce.info