«Con i lavori in corso l’unico modo per garantire la sicurezza è la chiusura dei binari: il rispetto della puntualità dei convogli non può valere più della vita umana».
È netto il giudizio espresso dai sindacati, che sollecitano un tavolo nazionale con RFI dopo il grave incidente avvenuto lunedì scorso fa nella stazione di Ala, lungo la linea del Brennero.
Un operaio di 31 anni è stato investito da un treno Railjet delle ferrovie austriache ÖBB poco dopo le 17, mentre era impegnato in un intervento di manutenzione insieme ad altri due colleghi, rimasti fortunatamente illesi.
«È un fatto gravissimo», afferma il segretario generale della Filt del Trentino, Franco Pinna. Ezio Casagranda (Cub) parla invece di «inaccettabile parlare di sicurezza e trasgredirla tutti i giorni».
Nel frattempo proseguono le indagini condotte da Polfer e Uopsal, coordinate dalla procura di Rovereto, per ricostruire con precisione quanto accaduto e individuare eventuali responsabilità.

Le condizioni dell’operaio restano critiche: sottoposto a un intervento chirurgico nella notte di lunedì, è ricoverato in rianimazione con prognosi riservata. A un giorno dall’investimento che ha lasciato il dipendente RFI in fin di vita, mentre lavorava in un cantiere regolarmente allestito vicino a un deviatoio insieme ad altri due colleghi, il tema centrale rimane quello della sicurezza sul lavoro.
Secondo una prima ricostruzione, il lavoratore, originario di Napoli ma residente con la famiglia a Lavis, sarebbe stato colpito lateralmente dalla scaletta del treno Monaco-Venezia mentre il convoglio stava rallentando sotto i 115 chilometri orari in prossimità della stazione di Ala.
L’urto lo avrebbe fatto precipitare in un pozzetto, provocandogli un grave trauma cranico. Se è vero che un binario risultava chiuso, quello adiacente era invece aperto: «serve chiudere tutta la linea se il lavoro richiede un intervento in prossimità di un binario aperto, chiudere tutta la tratta per tutelare la sicurezza dei lavoratori», sottolinea Pinna, aggiungendo: «Chiudere i binari impone dei costi in termini di perdita di puntualità dei treni e di riprogrammazione oraria, ma il rispetto della puntualità non può mai valere più della vita umana, la sicurezza prima di tutto. Avrebbe dovuto insegnarcelo la tragedia di Brandizzo», riferimento all’incidente del 30 agosto 2023 nei pressi di Torino, in cui morirono cinque operai.
«Quel che è successo ad Ala è la dimostrazione purtroppo che ancora oggi non esistono meccanismi sufficienti ad assicurare che le operazioni di manutenzioni delle linee ferroviaria avvengano in totale sicurezza». «Com’è possibile che un manutentore che lavora lungo la ferrovia possa venire travolto dal passaggio di un treno, tra l’altro un treno passeggeri?», domandano Ezio Casagranda (Cub) e Fulvio Flammini (Sbm). Richiamando ancora una volta il caso di Brandizzo, avvertono: «Poteva essere una strage». Esprimendo solidarietà al lavoratore ferito, aggiungono: «invitiamo tutti i lavoratori a pretendere che i soldi pubblici vengano investiti nella sicurezza e nel trasporto civile, non nella guerra».
Sugli aspetti tecnici dell’incidente continuano gli accertamenti della polizia ferroviaria e degli ispettori Uopsal. Saranno determinanti anche le registrazioni delle comunicazioni intercorse tra gli operatori coinvolti, per verificare se il direttore del traffico ferroviario - responsabile dell’apertura e chiusura della linea - sia stato correttamente informato. È evidente che qualcosa non ha funzionato nel rispetto delle procedure.
«Non sappiamo se ci siano delle responsabilità e rispettiamo le indagini, ma ci auguriamo che venga fatta piena luce su quanto successo», concludono Pinna e Manuela Faggioni, responsabile salute e sicurezza della CGIL trentina, ribadendo che «un incidente sul lavoro non è mai frutto di una tragica fatalità».