
Ieri il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, si è recato a Roma dal ministro della Difesa Crosetto per discutere la possibilità di considerare la linea ferroviaria Roma–Pescara come asse strategico per la mobilità militare.
La decisione ha subito sollevato preoccupazioni e critiche da più parti, soprattutto tra le opposizioni.
“Se il viaggio a Bruxelles per inserire la velocizzazione della ferrovia fra le opere difensive militari era preoccupante, quello a Roma dal ministro della Difesa Crosetto per rafforzare la presenza dell’esercito in Abruzzo desta ancora più sconcerto. Non solo sul piano politico, ma prima ancora sul piano logico, storico e civile” commenta il consigliere Antonio Di Marco (PD).
“Bisognerebbe ricordare a Marsilio che la ferrovia non è mai stata, salvo necessità non programmate, un corridoio bellico. È stata progresso, sviluppo, collegamento fra territori, tra persone, imprese e comunità. È il simbolo della modernizzazione dell’Abruzzo, il ponte che ha rotto l’isolamento delle aree interne. E tale deve continuare a essere” aggiunge.

Di Marco prosegue criticando la piega militare della linea ferroviaria: “Che strategia positiva è trasformare un’opera civile in corridoio di mobilità dell’esercito? … Definire ‘rafforzamento militare’ la cura per lo spopolamento delle aree interne, è una deriva ancora più pericolosa, irresponsabile e antistorica”.
“La ricetta per tenere vivi i nostri paesi è scuola, sanità, trasporti, lavoro, investimenti, turismo, economia, sostegni. Non l’esercito. … Difendere la funzione civile della Roma–Pescara non è ostruzionismo, è un dovere morale e, se ha davvero pensato quello che ha detto sull’Abruzzo zona militare invalicabile, addirittura costituzionale” conclude il consigliere.
Anche il segretario regionale PD Daniele Marinelli e il gruppo dem hanno criticato la scelta: “La dichiarazione del presidente Marsilio secondo cui bisogna rafforzare la presenza dell’Esercito in Abruzzo non è solo surreale: è lo specchio di una classe dirigente che… decide di rifugiarsi nella retorica muscolare per nascondere il vuoto politico e programmatico che ha prodotto. … Non hanno risorse né strategie per investire nelle infrastrutture strategiche … allora ecco la soluzione: andare a cercare i soldi sul capitolo delle armi, evocando in modo preoccupante la presenza militare in Abruzzo”.

Gli esponenti PD sottolineano le difficoltà reali della regione: “La destra parla di rafforzamento dell'esercito in una regione dove la gente rinuncia a curarsi, dove lavoro e industria sono in difficoltà, i giovani se ne vanno e un numero crescente di imprese chiude … Non siamo alle porte di un conflitto ma nel pieno di una crisi sanitaria, economica, industriale e demografica … Marsilio immagina l’Abruzzo come retrovia militare mentre l’Abruzzo reale soffre … Altro che esercito: servono scuole, sanità, lavoro, sviluppo. Servono risposte, non un’escalation della propaganda al livello militare. Servono investimenti da veder crescere in tempo di pace, non scenari da economia di guerra”.
“Presidente Marsilio, l’Abruzzo è una comunità da ricostruire, da far crescere, da rispettare … Se i temi sono quelli dello sviluppo, delle infrastrutture o dello spopolamento, siete totalmente fuori strada … Se il tema è quello della sicurezza, invece, non serve la retorica militarista. Basta alzare il telefono, chiamare la presidente del Consiglio amica … Peccato che anche su questo il tandem Meloni/Marsilio … non abbia fatto nulla. Il tempo della propaganda è finito".