Ha attirato l’attenzione degli appassionati la particolare composizione del treno pellegrini Unitalsi che ha collegato nei giorni scorsi Reggio Calabria Centrale con Lourdes, andata e ritorno, percorrendo l’itinerario via Ventimiglia.
A spiccare è stata l’unità multipla simmetrica assegnata al convoglio nella tratta in discesa: in testa la E.464.520, in coda la E.464.368, entrambe in livrea Treni Turistici Italiani.
Una presenza ormai sempre più frequente su questi servizi, dove fino a poco tempo fa si sono preferite macchine più potenti e veloci.
Le due locomotive si sono distinte anche per un dettaglio estetico che non è sfuggito agli occhi più attenti.
Il baffo rosso antinfortunistico è su di esse esteso fino al bordo inferiore della mascherina frontale, a differenza di altre unità dello stesso gruppo in cui si interrompe a metà altezza. Un tratto stilistico minimo, ma capace di conferire alle macchine un aspetto più deciso e accattivante.
La composizione del treno, come da tradizione per i convogli Unitalsi, ha incluso le classiche carrozze in livrea Charter, ormai sempre più rare sui binari italiani: una Barellata, nove Cuccette e un Bagagliaio. A queste si è affiancato un secondo Bagagliaio, in posizione intermedia, ma in livrea TTI, in continuità cromatica con le locomotive.
Hanno chiuso la composizione due vetture che hanno suscitato particolare interesse: due UIC-X in livrea Intercity Notte, prive della fascia rossa.
Un dettaglio che le rende già di per sé singolari, ulteriormente evidenziato dalla differenza nel trattamento delle porte: una con porte rosse, l’altra con porte blu contornate da un profilo bianco. Un contrasto che sembra raccontare percorsi manutentivi diversi o interventi parziali.
Nel complesso, il convoglio ha confermato ancora una volta come i treni pellegrini rappresentino oggi una delle poche occasioni per vedere composizioni eterogenee, capaci di unire livree differenti, elementi in via di estinzione e accostamenti visivi ormai rari nei servizi ordinari.
Foto di Giulia Li Causi, video di Valerio Campagnari