Il progetto dell’Alta Velocità da Salerno a Reggio Calabria torna al centro dell’attenzione tra promesse, ritardi e incertezze infrastrutturali.

A oggi, solo una parte del tracciato ha copertura finanziaria e lavori in corso, mentre resta da chiarire dove e come proseguirà l’infrastruttura fino al capoluogo calabrese e al previsto collegamento con il futuro Ponte sullo Stretto.

I cantieri aperti: Battipaglia–Praja

L’unico tratto in avanzata fase di realizzazione è il Lotto 1a Battipaglia–Romagnano al Monte, 33 km che dovrebbero consentire velocità fino a 300 km/h. Tuttavia, per rispettare le scadenze del PNRR (2026), il tracciato è stato ridotto a 14,7 km, con una copertura finanziaria scesa da 1,8 miliardi a 720 milioni di euro.

Secondo RFI, i lavori del lotto 1a sono in corso e verranno ultimati entro il 2026. Anche i lotti successivi – 1b (Romagnano–Buonabitacolo) e 1c (Buonabitacolo–Praja) – risultano quasi interamente finanziati, con iter autorizzativi già avviati.

Dal lato di Praja a Paola, è in corso la progettazione del raddoppio della galleria Santomarco, infrastruttura strategica per velocizzare l’attraversamento della dorsale tirrenica calabrese.

Un futuro ancora senza tracciato definito

Da Paola in poi, il quadro si fa nebuloso. Mancano all’appello sia il finanziamento completo, stimato in oltre 17 miliardi di euro fino a Villa San Giovanni, sia una definizione chiara del tracciato. Il progetto, che dovrebbe rappresentare la naturale prosecuzione AV fino a Reggio Calabria (e quindi connesso al Ponte sullo Stretto), si trova ancora in fase embrionale.

RFI aveva redatto uno studio di fattibilità tecnico-economica, scegliendo un tracciato sulla base di analisi multicriterio. Tuttavia, la soluzione proposta è stata poi scartata per ragioni economiche e idrogeologiche, in particolare per la presenza di una falda acquifera che renderebbe complessa la realizzazione di gallerie in alcune aree.

Le aree escluse: la costa ionica e il nodo di Tarsia

Il tracciato ipotizzato da RFI esclude al momento la costa ionica, con territori densamente abitati come Sibari, Rossano e Corigliano lasciati fuori dal piano di sviluppo. Una delle proposte tecniche scartate era quella dello snodo verso Tarsia, che avrebbe ricucito il territorio e servito direttamente il Cosentino e lo Jonio.

Come sottolineato dal prof. Luigi Martirano, docente di Sistemi Elettrici alla Sapienza e membro del comitato tecnico-politico a supporto della linea, la provincia di Cosenza – la più grande d’Italia per estensione – rischia altrimenti di essere bypassata, privando un’area strategica della possibilità di essere connessa ad alta velocità con il resto del Paese.

Il nodo dei finanziamenti futuri

Parte dei fondi mancanti potrebbe essere recuperata attraverso il Contratto di Programma 2022–2025 di RFI, in attesa di approvazione congiunta tra MIT e MEF. Tuttavia, i tempi sono stretti e l’incertezza progettuale e finanziaria rischia di compromettere l’effettiva estensione della linea.

Fonte Il Corriere della Sera