La decisione di Alstom di sospendere il proprio programma di ricerca e sviluppo sui treni a idrogeno, con la conseguente chiusura della divisione Alstom Hydrogène, ha subito acceso un acceso dibattito politico in Lombardia.

La scelta, che sembra legata alla mancanza di finanziamenti pubblici francesi, non influirà sugli ordini già confermati: i sei convogli a celle a combustibile commissionati da Ferrovie Nord Milano nel 2020 a Trenord saranno consegnati, così come l’opzione per ulteriori otto unità prevista nel progetto H2iseO Hydrogen Valley, per un investimento complessivo stimato intorno ai 400 milioni di euro.

Tuttavia, la sospensione dello sviluppo ha immediatamente sollevato interrogativi sul futuro operativo dei treni destinati alla linea Brescia-Iseo-Edolo. Lo scontro politico si è acceso tra chi critica la gestione del progetto e chi la difende: tra i più severi c’è Dario Balotta, ex responsabile di Legambiente Lombardia e oggi esponente dei Verdi, che definisce la scelta di Alstom “sbagliata, costosa e inefficiente”.

Sulla questione è intervenuta con forza anche Paola Pollini (M5S), sottolineando i rischi economici e gestionali derivanti dalla chiusura della divisione:

Paola Pollini (Consigliera regionale M5s Lombardia): “Ancora una volta il tempo conferma che, purtroppo, avevamo visto giusto. Più volte, sostenuta da esperti del settore, avevo avvertito in merito all’insostenibilità del progetto denominato “H2iseO” inserito nel più ampio e futuristico progetto di una Hydrogen Valley Camuna, arrivando addirittura a chiedere l’intervento della Corte dei Conti per il possibile spreco di denaro pubblico.

Tuttavia il progetto, sostenuto dal centrodestra che governa la Lombardia, sembrava andare avanti per l’appunto come un treno. Oggi (ieri, ndr) la decisione di Alstom di chiudere la divisione che si occupa della produzione dei treni a idrogeno, cambia ogni scenario. La decisione di fermare la produzione di questo tipo di convoglio, che per altro sembra arrivare dallo stop dei finanziamenti pubblici del governo francese – e questo dovrebbe dirla lunga su l’insostenibilità economica della tecnologia – pone immediatamente la rilevanza della questione ai vertici di FNM/Trenord e soprattutto di Palazzo Lombardia, poiché blocchino immediatamente la fornitura della seconda tranche di otto convogli che Alstom si era impegnata a fornire. Soprattutto blocchino la realizzazione degli impianti di Iseo ed Edolo per la produzione dell’idrogeno.

L’azienda si è impegnata a rispettare gli accordi presi, ma il punto non è tanto se o quando questi treni saranno forniti a FNM, quanto piuttosto chi si occuperà della manutenzione o anche solo della gestione delle problematiche e dei guasti in futuro, dal momento che Alstom ha deciso dal giorno alla notte di eliminare un’intera divisione produttiva?

Provocatoriamente, prima di questa notizia, ho sempre affermato che i treni a idrogeno sarebbero durati due o tre anni, per via dei costi di gestione degli impianti di produzione dell’idrogeno e dei convogli stessi, insostenibili perché quantificati in forte ribasso rispetto il prezzo reale di mercato.

Con questa decisione Alstom di fatto abbandona i convogli finora prodotti, condannandoli allo status di ferrovecchio non appena si verificherà il primo guasto. Una costosissima fregatura rifilata dall’azienda d’Oltralpe a Regione Lombardia, che rischia di trovarsi sul groppone un costosissimo e inutilizzabile giochino.

Ciò che continuiamo a ribadire da mesi è stato ora messo in chiaro anche dal CEO di Alstom Henri Poupart-Lafarge: “La tecnologia dell’idrogeno non è ancora pienamente matura. Le prestazioni delle celle a combustibile stanno migliorando, ma c’è ancora molto da fare”. Sipario. Non ancora, adesso il centrodestra lombardo spieghi il motivo per cui non è stato capace di vedere ciò che invece da tempo risultava già chiaro a molti” conclude Pollini.