Sabato 13 dicembre Milano ha salutato una delle sue stazioni storiche nel modo più affascinante possibile: un treno a vapore da Milano Centrale a Porta Genova, poi verso Mortara, per un addio che ha chiuso 155 anni di storia.

Una giornata perfetta, illuminata da un sole che sembrava approvare, e popolata da cittadini curiosi, appassionati e turisti venuti anche da fuori regione, tutti lì per rendere omaggio a un pezzo di memoria collettiva.

E poi ci sono stati i commenti sotto le pagine social della Fondazione FS. Oh, i commenti.

Come ogni evento che esce dall’ordinario, anche questo ha attirato la fauna social più creativa: chi vede un singolo treno storico e, come se stesse combattendo l’apocalisse, comincia a calcolare il peso del carbone bruciato e l’impatto sulla qualità dell’aria milanese.

A quanto pare, un treno a vapore in una giornata di festa è l’equivalente del peccato originale contro il green e l’ecosistema urbano. Peccato che dimentichino un piccolo dettaglio: Milano ha smog da decenni, e nessuna nuvoletta nostalgica di carbone può davvero cambiare le sorti della metropoli.

Tra le polemiche più fantasiose troviamo chi si preoccupa dei blocchi alle auto, chi parla di tonnellate di fumo tossico come se il treno fosse un’industria siderurgica, e chi getta il proverbiale “Paese allo sbando” come condimento finale alla propria indignazione. Commenti che, letti senza ironia, sembrerebbero voler attribuire a un singolo convoglio storico la responsabilità di tutti i mali del pianeta.

Ecco, se c’è una cosa che questo addio a Porta Genova ha davvero mostrato, è quanto la storia possa essere travisata da chi non sa mai stare zitto.

Per il resto, la giornata è stata un trionfo: il fascino del passato, il suono del fischio del treno, il calore del sole e il sorriso di chi ha avuto la fortuna di essere lì.

E se un po’ di fumo si è alzato nel cielo, almeno era fumo di storia e non di chiacchiere da tastiera.