In Ticino, il direttore di FFS Cargo Alexander Muhm ha presentato il piano di ristrutturazione del traffico merci, spiegando che l’attività, liberalizzata nel 1999, registra perdite ingenti (76 milioni di franchi nel 2023) e deve diventare autosufficiente come richiesto dalla Confederazione.

Il progetto ha sollevato preoccupazioni da parte di sindacati, Consiglio di Stato ticinese, parlamentari e Comuni, che parlano di «smantellamento».

Muhm ha chiarito che una riduzione dell’organico è inevitabile: entro il 2025 saranno tagliati circa 65 posti in Svizzera, di cui 40 in Ticino. La direttrice regionale Roberta Cattaneo ha assicurato che a tutti i dipendenti sarà proposta una soluzione: due terzi hanno già trovato un ricollocamento interno in FFS Infrastruttura e FFS Viaggiatori o con prepensionamenti, mentre per gli altri sono previste offerte presso TILO o impieghi temporanei in altre regioni, su base volontaria.

Sul piano operativo, FFS Cargo intende concentrare il traffico combinato (treno + camion) sull’asse nord-sud, attivando il nuovo collegamento Dietikon–Stabio e rinunciando ai terminal di Cadenazzo e Lugano. Stabio, vicino al confine, permetterà tratte più lunghe e competitive. Cadenazzo potrebbe passare in gestione alla Posta, mentre Lugano rimane disponibile a operatori interessati.

L’obiettivo è testare la sostenibilità del modello per un’eventuale estensione anche sull’asse est-ovest.

Parallelamente, anche il traffico a carri isolati, in forte calo (-30% in dieci anni) e tradizionalmente in perdita, sarà ridimensionato: la Confederazione lo sostiene con 50 milioni annui, ma FFS Cargo punta a ridurre la rete, rinegoziare i prezzi con i principali clienti e contenere i costi.

La ristrutturazione, pur necessaria secondo FFS, rischia però di spostare parte dei volumi su strada.

Il comitato «No alla ristrutturazione FFS Cargo», che manifesterà a Mendrisio, stima fino a 100.000 camion in più, aggravati dalla chiusura anticipata della Rola.

Cattaneo ha ammesso possibili effetti sul Mendrisiotto, ma ribadito che, nel lungo termine, l’obiettivo resta il trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia.