Si è conclusa ieri pomeriggio con strascichi fino alla serata una giornata di mobilitazione per il comparto dei trasporti ferroviari, con lo sciopero di 8 ore che ha interessato il personale del Gruppo FS, Trenitalia, Tper e Trenord, dalle 9:00 alle 17:00.

L’azione di protesta ha visto la piena adesione delle organizzazioni sindacali e un’astensione definita "massiccia", con picchi di partecipazione prossimi al 90% tra il personale ferroviario e quello degli appalti.

La mobilitazione ha determinato significativi disservizi sulla rete nazionale, con ritardi e soppressioni di treni che hanno avuto ripercussioni diffuse sull’utenza pendolare.

Fonti sindacali, a conclusione dello sciopero, hanno riferito che sono stati "molto partecipati anche i presidi organizzati nelle principali stazioni a sostegno della mobilitazione".

"Siamo disponibili da subito a riprendere la trattativa per raggiungere un'intesa per il rinnovo del contratto", hanno dichiarato le sigle promotrici.

Lo sciopero è stato indetto da Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti per sollecitare il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Mobilità Attività Ferroviarie e del contratto aziendale del Gruppo FS, entrambi scaduti il 31 dicembre 2023.

"Sebbene nel corso del negoziato si siano fatti significativi passi in avanti, non si è ancora trovato un punto di mediazione coerente con le richieste delle organizzazioni sindacali", sottolineano i rappresentanti sindacali, rivendicando "una risposta coerente in termini di salario, normativa e welfare" per i circa 100 mila dipendenti interessati dalla vertenza.

Nella giornata di lunedì si era tenuto un incontro presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con le parti sociali, con l’obiettivo di "scongiurare" la mobilitazione e di evitare ulteriori scioperi "selvaggi" con impatti su lavoratori e utenza.

Nel corso del confronto, le organizzazioni sindacali hanno posto l’accento anche su "temi irrisolti come le aggressioni al personale e il dumping contrattuale".