
Per decenni si è immaginato il Ponte sullo Stretto come un gesto ingegneristico assoluto, un arco sospeso nel vuoto, un record di acciaio lungo 3.300 metri, un’impresa che cambierà per sempre la geografia del Mediterraneo.
Eppure, la verità più sorprendente è che questa campata epica, pur essendo il cuore simbolico del progetto, rappresenta soltanto una parte dell’investimento complessivo.
Il ponte da solo vale circa 5,2 miliardi di euro, pari a poco meno del 40% dei 13,5 miliardi previsti dalla programmazione nazionale. La parte più estesa, strutturata e impegnativa del progetto è un’altra: un “Continente sommerso”, un’infrastruttura nell’infrastruttura che mette in piedi una nuova mobilità per il Mezzogiorno.
In questo continente ci sono strade, ferrovie, stazioni, gallerie, viadotti, sistemi di accesso, opere ambientali, parchi, riqualificazioni idrauliche, interventi sulle fiumare, recuperi di cave e ridisegni urbani.
Il valore del “Continente sommerso”
Sono oltre 4,1 miliardi di euro di collegamenti e opere accessorie, pensate per integrare Sicilia e Calabria nel grande corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo e per trasformare l’area dello Stretto in uno snodo continentale.
È questo sistema di infrastrutture altamente complesse e innovative a rendere possibile il ponte stesso, l’emersione finale di un “Continente sommerso” che ridisegnerà territori, mobilità, economie, stili di vita.

La trasformazione della Calabria
Ben prima di salire sul Ponte sullo Stretto, il “Continente sommerso” emerge già in Calabria, dove un sistema di collegamenti stradali e ferroviari riplasma il territorio intorno a Villa San Giovanni. Qui il valore delle opere accessorie raggiunge circa un quarto dell’investimento complessivo destinato ai collegamenti, in un’area che diventa porta d’ingresso dell’Europa continentale verso la Sicilia.
Sul versante calabrese nasceranno infatti 9,9 km di nuove strade, con il 41% del tracciato in galleria. Le rampe principali (Piale, Minasi, Campanella) si svilupperanno come grandi tunnel naturali, integrati da viadotti e tratti all’aperto, per saldare il ponte all’autostrada A2 all’interno di un sistema progettato per distribuire i flussi senza sovraccaricare la viabilità urbana.
Parallelamente, prenderà forma un nuovo tratto ferroviario di 2,7 km, in cui l’84% del percorso sarà in sotterraneo. Questo nodo ferroviario darà vita alla giuntura strategica tra la linea tirrenica storica, la futura AV/AC Salerno–Reggio Calabria e l’accesso ferroviario al ponte, realizzando il primo tassello di una continuità ferroviaria che dal Sud Italia arriverà senza interruzioni fino a Roma, Milano, Monaco, Berlino, Oslo.
Sempre sul versante calabrese, a Piale, sorgerà il Centro Direzionale, un complesso che ospiterà gli spazi operativi per la gestione del ponte: uffici, servizi, aree di ristorazione, un centro conferenze. Sarà l’infrastruttura di comando di un sistema operativo 24 ore su 24.
La rivoluzione della mobilità in Sicilia
Se in Calabria nascerà un nuovo sistema intermodale, in Sicilia prenderà forma una nuova idea di mobilità urbana e regionale. L’isola è infatti il cuore pulsante del “Continente sommerso”, dove si concentra il 75% del valore complessivo delle opere di collegamento.
Il sistema stradale prevede 10,4 km di nuovi tracciati, con il 71% in galleria, attraverso gli abitati di Ganzirri, Curcuraci, Pace, Annunziata e Faro Superiore. Le grandi gallerie (Faro Superiore, Balena, Le Fosse) diventeranno le nuove arterie incaricate di liberare la città dal traffico e collegare l’A18 e l’A20 direttamente al ponte, senza attraversare il tessuto urbano.
I viadotti Pantano, Curcuraci, Pace e Annunziata completeranno l’ossatura del sistema stradale.

La nuova dorsale ferroviaria di Messina
Nonostante gli interventi stradali siano notevoli, sarà la parte ferroviaria a generare il cambiamento più profondo. Il progetto prevede 17,5 km di linea ferroviaria, modellati per il 93% in galleria. Una vera dorsale sotterranea che attraverserà Messina come una metropolitana, con tre nuove stazioni: Papardo, Annunziata, Europa.
Papardo sarà la porta della città accademica; Annunziata servirà la zona residenziale più densa; Europa diventerà la stazione urbana di connessione tra mobilità cittadina e rete nazionale. In superficie non cambierà nulla, ma sotto i piedi dei cittadini nascerà una città nuova, più veloce e sostenibile.
Il capitolo ambientale
Il progetto non è fatto solo di acciaio e gallerie, ma anche di interventi ambientali. Una parte consistente dei materiali di scavo sarà riutilizzata per rilevati, recuperi ambientali, opere di ripascimento del litorale tirrenico, attivando un ciclo virtuoso che riduce impatti e costi.
Sul piano idraulico sarà ridisegnato l’assetto di fiumare cruciali come Gibia, Laticogna, Serro della Torre, Piria e Prestianni. Le cave dismesse diventeranno parchi e aree verdi, mentre in Calabria saranno riqualificati i laghetti del bacino del Petrace. Complessivamente nasceranno oltre 400.000 m² di parchi urbani.

Un ridisegno della mobilità italiana
In sostanza, il “Continente sommerso” non è un’aggiunta al ponte: è ciò che permette al ponte di funzionare e ciò che, una volta ultimato, ridisegnerà la geografia della mobilità italiana. Serve oltre 400.000 abitanti dell’area dello Stretto, connette Messina e Reggio Calabria ai corridoi europei e mette in continuità la Sicilia con il resto dell’Italia senza interrompere la rete ferroviaria.
Fa parte di un disegno più grande: il maxi piano di investimenti ferroviari già programmato dal Paese, per ricucire l’Italia da Nord a Sud. In questo quadro, il ponte non è un’opera isolata ma l’anello centrale di un sistema che include l’Alta Velocità Salerno–Reggio Calabria, il potenziamento delle dorsali siciliane, i nuovi nodi intermodali e i sistemi metropolitani.