Domani, a oltre sette anni dalla tragedia ferroviaria, si attende la sentenza di primo grado nel processo relativo al disastro di Pioltello, avvenuto nel Milanese il 25 gennaio 2018.

Quel giorno, il deragliamento del treno regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi provocò la morte di tre donne e il ferimento di oltre 200 persone.

Alle 6:57 del 25 gennaio 2018, il convoglio deragliò, causando la morte di Pierangela Tadini, 51 anni, Giuseppina Pirri, 39, e Ida Milanesi, una medico di 61 anni. Le tre donne vivevano fuori provincia e, come molti dei 350 passeggeri a bordo del treno 10452 di Trenord, stavano viaggiando verso il lavoro.

Nel processo sono coinvolti, a vario titolo, ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rete Ferroviaria Italiana, accusati di disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose, oltre a "omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro".

I pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, nelle udienze precedenti, hanno chiesto cinque condanne, tra cui 8 anni e 4 mesi per Maurizio Gentile, ex amministratore delegato di RFI, e una multa di 900.000 euro per la stessa RFI.

Dopo l'ultimo intervento della difesa, previsto per domani, i giudici della quinta sezione penale, presieduta da Elisabetta Canevini, si ritireranno in camera di consiglio per deliberare il verdetto, che potrebbe arrivare nel pomeriggio.

Secondo le indagini della Polizia ferroviaria, il deragliamento fu causato dalla "rottura di un giunto in pessime condizioni" in un punto critico, dove si ruppe un pezzo di rotaia lungo 23 cm.

Per i pm, il disastro è stato il risultato di numerose "omissioni" nella "manutenzione" e nella "sicurezza", tutte legate agli interessi aziendali. La manutenzione su quella tratta avrebbe richiesto tempi di fermo incompatibili con gli obiettivi economici di RFI.

La difesa di RFI, rappresentata dall'avvocato Ennio Amodio, ha argomentato che i manutentori, se avessero rilevato danni o anomalie, avrebbero avuto l’autorità di sospendere la circolazione. Inoltre, ha sottolineato che i lavoratori erano a conoscenza delle procedure da seguire, ma per varie ragioni si erano discostati dalle norme di sicurezza.