Per la prima volta, il governo italiano ha ammesso l’intenzione di includere i costi del ponte sullo Stretto di Messina – stimati in almeno 13,5 miliardi di euro – nel bilancio della difesa, in linea con l’accordo NATO che prevede un aumento graduale della spesa militare fino al 5% del PIL entro il 2035.

Tale espediente contabile, sostenuto soprattutto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, prevede di far rientrare spese infrastrutturali e civili nei bilanci militari, sfruttando alcune ambiguità delle regole NATO.

L’accordo, promosso inizialmente dagli Stati Uniti sotto la spinta di Donald Trump, prevede che il 3,5% del PIL sia destinato alla difesa vera e propria e l’1,5% alla sicurezza, comprensiva di infrastrutture strategiche, cybersecurity, migrazione e trasporti utili alla mobilità militare.

In questo contesto, il governo italiano punta a far rientrare anche il ponte come opera strategica.

Il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco ha confermato in Parlamento che il ponte potrebbe rientrare nel piano europeo "Military Mobility", pensato per agevolare lo spostamento di truppe e mezzi.

Ha citato il corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete TEN-T, che include collegamenti ferroviari e stradali tra nord ed Europa meridionale, tra cui il tratto Reggio Calabria–Palermo.

La mossa del governo è vista da molti come un modo per superare vincoli ambientali europei: secondo il deputato dei Verdi Angelo Bonelli, l’inserimento del ponte nel piano Military Mobility consentirebbe di derogare a norme ambientali altrimenti vincolanti.

Già ad aprile, infatti, il governo aveva inviato alla Commissione Europea una relazione in cui sosteneva il “rilevante interesse pubblico” del ponte, citando proprio il piano NATO-UE.

Resta ora da verificare se NATO e Unione Europea accetteranno l’interpretazione italiana.

Nel frattempo, il progetto attende ancora l’approvazione del CIPESS, l’ultimo passaggio burocratico prima dell’apertura dei cantieri.

Nonostante gli annunci del ministro Salvini, la decisione è stata più volte rinviata: l’ultima scadenza fissata è luglio 2025.