La questione era già stata sollevata dai parlamentari del Partito Democratico nel giorno dell'annuncio delle nuove nomine nel gruppo Ferrovie dello Stato.

Le normative sulla concorrenza stabiliscono che chi ha diretto un’infrastruttura di trasporto non possa passare, per almeno due anni, a un’azienda che eroga servizi di trasporto.

Ed è proprio questa la situazione che riguarda Giampiero Strisciuglio, attuale amministratore delegato di RFI, che il presidente del gruppo FS, Stefano Donnarumma, intende trasferire in Trenitalia.

Le nomine approvate dal consiglio di amministrazione di FS il 24 gennaio sono ora al vaglio del Ministero dell’Economia, azionista del gruppo.

A quanto pare, sulla posizione di Strisciuglio è stato richiesto un parere all’Autorità garante dei trasporti.

Tuttavia, il decreto legislativo 112/2015, che recepisce normative europee, è molto chiaro: la regola serve a impedire che il gestore della rete possa favorire un operatore di trasporto, indipendentemente dal fatto che entrambe le società siano pubbliche.

Questa mattina Donnarumma sarà ascoltato alla Camera sulle criticità della rete ferroviaria, ma è probabile che la questione delle nomine emerga nel dibattito.

Se il trasferimento di Strisciuglio dovesse essere bloccato, l’intero schema di nomine orchestrato dal ministro Matteo Salvini potrebbe saltare.

Il piano prevedeva il passaggio di Strisciuglio al posto di Luigi Corradi, destinato a FS International, mentre a sostituirlo in RFI sarebbe stato Aldo Isi, attuale amministratore delegato di Anas.

A sua volta, Isi avrebbe lasciato il suo incarico a Claudio Gemme.

Al di fuori di questo rimpasto, restano ancora da definire le posizioni di FS Sistemi Urbani, che vedrà presto l’arrivo di Matteo Colamussi, e di Busitalia.

Il resto delle nomine rimane ancora un’incognita.