Il Consiglio comunale di Castel di Sangro ha votato all'unanimità la delibera che chiede il ripristino della tratta ferroviaria Sulmona- Castel di Sangro-Carpinone per il trasporto dei passeggeri.

In tempi relativamente recenti la tratta è stata utilizzata solo per treni turistici, mentre il comune altosangrino chiede la riapertura per le corse ordinarie.

"Spesso la rinuncia al servizio ferroviario ha comportato nel tempo il venir meno del concetto stesso di servizio pubblico e le popolazioni sono quindi meno propense ad accettare di buon grado il permanere delle chiusure.

Si è sempre inteso evidenziare le linee che potrebbero sviluppare un potenziale traffico ordinario (pendolare e turistico), senza spese eccessive, trattandosi di tracciati ancora in ottime condizioni in quanto costantemente manutenute" osserva il sindaco, Angelo Caruso, che è anche presidente della Provincia dell'Aquila.

Che aggiunge: "Si tratta di linee gestite da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) o da ferrovie regionali che si trovano in zone di particolare pregio paesaggistico, culturale e ambientale, che potranno tornare in servizio o essere maggiormente utilizzate valorizzando i relativi territori, anche grazie ai fondi del piano complementare".

Da qui la richiesta formale della riattivazione a Regione Abruzzo, Trenitalia e Rfi.

Una visione miope

La poco simpatica storia recente della linea, almeno per quel che riguarda il servizio regolare, parte dall'11 ottobre 2010 quando venne sospeso l'esercizio sulla tratta da Castel di Sangro a Carpinone, per urgenti necessità di manutenzione del materiale rotabile. 

Nel 2011 gli alti costi di esercizio e lo scarso movimento sulla linea spinsero la regione Abruzzo a disimpegnarsi dal finanziare ulteriormente i collegamenti attivi, che quindi cessarono il 10 dicembre 2011 con la soppressione delle ultime due coppie di treni Sulmona-Castel di Sangro.

I servizi ferroviari furono sostituiti da autolinee, anche se il percorso degli autobus non transita in molti paesi in precedenza serviti dalla ferrovia.

La vera domanda che andrebbe posta agli amministratori abruzzesi di allora è come fecero ad essere tanto miopi da non comprendere le potenzialità di questa linea come poi è stato fatto dalla Fondazione FS.

Era chiaro anche ai sassi - ma evidentemente non a loro - che la tratta poteva avere una enorme valenza non "limitata" unicamente ai treni speciali oggi effettuati dalla Fondazione.

Adesso si cerca una difficile marcia indietro, possibile ma non immediata.

Dopo aver riattivato la linea bisognerebbe andare a chiedere spiegazioni a chi allora prese una scelta terribilmente sciagurata.